Continuano a essere giorni tristi per il Myanmar. In questo articolo è spiegato tutto molto bene.

Gli higlights di oggi sono: Suu Kyi arrestata per possesso di walkie talkie importati illegalmente (non commento) e i militari hanno rilasciato i membri del parlamento eletto, a cui però è stato intimato ti lasciare la capitale entro 24 ore.

Sono varie le iniziative di disobbedienza civile, ha colpito molto quella dei medici che hanno dichiarato che non intenderanno servire un governo non eletto.

Da ieri sera, alle 8, a Yangon la popolazione scende in strada o si mette alle finestre e inizia a fare rumore, sbattendo delle pentole, per protestare contro il golpe.

In alcuni video che mi hanno mandato degli amici o che ho visto su facebook mi era parso di sentire Dust in the Wind, dei Kansas, e non ne capivo il motivo.

L’ho scoperto poco fa. E’ una canzone del 1988, scritta durante le rivolte per la democrazia, iniziate l’8 agosto 1988.

Ho trovato una traduzione online – spero sia accurata.

“Kabar Makyay Bu” (Fino alla fine del mondo)

Ko Daw Maiing, caro nonno,

La nostra storia e’ una vergona,

Thakin Aung San, padre,

il nostro paese è cosparso di sanuge.

L’hanno fatto, i corpi morti sono nelle strade.

Stanno cadendo, i nostri fratelli, e il loro sangue non si è ancora asciugato.

Per le persone che sono cadute in questa guerra per la democrazia,  continueremo a protestare e morire per la democrazia come loro.

Noi siamo martiri, amiamo il nostro popolo.

Fino alla fine del mondo.

Mi aspettavo di vedere delle emotive e disorganizzate proteste pubbliche in piazza, ma ancora una volta, non ci avevo capito nulla e i birmani mi hanno stupito in meglio.

Credo la gente si stia scaldando – un mio amico ieri mi ha detto “Speriamo per il meglio, ma ci prepariamo al peggio”.